
- LUNA e TRONCHI, 1995
- BOSCO CON GUFI, 1995
- DA DENTRO FUORI, 1995
- BARBAGIANNI di NOTTE, 1995
- FINESTRA ESEGUITA CON PURA SETA, 1995-1998
- BOSCO dei DESIDERI, 1996 conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze
- FILI e FOGLIE, 1996 -1999
- LA LUNA nell’ARMADIO (1-2-3), 1996 -1999
- SETE, LEGGERE TRAME (1-2), 1996-1999
- ALBERI NUBI prima versione per Lara-Vinca Masini, 1997
- GUFI nel BOSCO, 1997
- PERCORSI IN SUPERFICIE, 1997- 2004
- GIALLO, 1998
- RICUCIRE gli STRAPPI all’infinito, 1998
- VITAMINE in cucina, 1998
- FINESTRE APERTE, Firenze, 1998
- IN ATTESA, TAGLIO, 1998
- BASSA MAREA, 1998
- CHIOME DI FILI, 1999
- GUARDA E ASSAGGIA, 1999
- TRA la SETA, 1999
- COPPIA con LABIRINTI, 1999-2000
- ESERCIZI su la FRAGILITÀ, 1999
- ABCD’ARIA, 1999
- AFFIORA UN SORRISO DELLA SUGHERA,Capraia, 1999
- FINESTRE VARIE, 1999-2005
- FILI e RETI… all’infinito, 2000
- 5 SENSI, 2000
- MANGIAR SASSI, Barbagianna, 2000
- SASSI da BRODO, 2000
- PALERMO, 2000
- SUBIRE-SUBIRE, 2000 TATE MODERN, London, 2000
- FRESCO D’ESTATE, San Marcello 2000
- SOLO NERO, 2001-2014
- NIDI DI CASA MIA, 2003
- CAVITÀ, 2004
- UN FILO TESO tra SILENZIO e PAROLA, Oblate, Parole e panni al vento, 2004 2006
- GIARDINETTO tascabile, dono a S. Manzini, 2005
- GIARDINETTO postale, dono a F. Savioli, 2005
- ALTRI GIARDINI, dono a Lara-Vinca Masini, 2005
- CHIARI del BOSCO (1-2), 2005-2011
- FINESTRE VARIE (infissi neri), 2005
- 3 ISOLE (della polvere), 2005-2006
- SELVA, 2006
- ALBERI NUBI seconda versione, Conservato al Museo Pecci, 2006
- ALTRO GIARDINO, dono a Marlène Mangold, 2006
- CHIARO del BOSCO, dono a Gabriella Maleti, 2006
- LIBRO VIOLA, dono a Andra Nelki, 2006
- VENTO FORTE (11 piccoli e 10 grandi), su Capraia Isola, 2006
- IL GIARDINO DI DANIEL SPOERRI, dono a Anna Mazzanti, 2006
- SPINE, dono a Lara Vinca Masini, Conservato al Museo Pecci, 2007
- VEGETAZIONE CAPRAIESE, 2007
- RIFLESSI, Firenze, 2009
- OMBRE, Firenze, 2009
- TRASPARENZE, Roma–Firenze, 2009
- DENTRO CON PIOGGIA, Firenze, 2010
- FINESTRE DEL BAGNO, Firenze, 2010
- IN ATTESA, Capraia, 2010
- FINESTRE DI DUE BARBAGIANNE, Pontassieve, 2010
- TERRAZZINO CON MOLTE SORPRESE, Firenze, 2010
- TERRAZZINO DELLE SORPRESE CON TESTO, Firenze, 2010
- PERSIANE, 2011
- ISTITUTO CABURLOTTO, Venezia 2011
- CASA DI LEONARDO E FLORA SAVIOLI,Via delle Romite, 2011
- PALAZZO FABRONI, Pistoia, 2011
- COLAZIONE, Capraia, 2011
- GUARDANDO FUORI, Capraia, 2011
- PERSIANE e BASILICO, Capraia, 2011
- ESCO OPPURE NO, Capraia, 2011
- BREVE VISITA A RITA E ANDRE, Poppiano, 2011
- QUANDO IL MURO SI APRE, 2011
- VETRI APERTI-VETRI CHIUSI-VETRI SOCCHIUSI, 2011
- LUCE CHE ENTRA, 2011
- SCALE, WIEN, 2011
- SCALE HUNDERTWASSER, WIEN, 2011
- AUTUNNO IN CUCINA, Firenze, 2011
- CASTELLI DI RABBIA, Firenze, 2011
- ALLA RICERCA DI SPAZI SENZA ROGHI, 2011
- DA DENTRO, 2011
- CASA ABITATA, Firenze, 2011
- FINESTRE VARIE CON NERO, 2011
- FINESTRE VARIE CON GIALLO, 2011
- FINESTRE APERTE, 2011
- MARE D’INVERNO, 2013
- GIOCANDO CON GLI INTRECCI, 2013
Lara-Vinca Masini
Firenze, ottobre 2001
“Libri in piedi” è il titolo del nuovo libro di Elena Salvini Pierallini: vi presenta una serie dei suoi “libri d’artista”, elaborati tutti a mano, ovviamente in un solo esemplare, montati a “organetto”, così che possano essere disposti, appunto, “in piedi”, a coglierne, con un solo sguardo, in una lunga striscia piegata, il variato, ricco contenuto. In questa serie di libri si manifesta, infatti, in una continua variazione, tutto il mondo espressivo dell’autrice che tende a coinvolgere, nella sua complessità, il significato della (sua) vita e, attraverso quella, i tanti significati della natura, della terra, i tanti segreti del cielo, maturati attraverso una cultura millenaria, e quelli dell’universo intero.
Forse è quello che caratterizza, in qualche modo, un certo genere di “arte al femminile”. La donna, depositaria, da sempre, del mistero della vita, come generatrice, quale già appariva nei miti preellenici, porta in sé una carica di energia vitale che le dà la forza, quando abbia la capacità di esprimerla in espressione artistica, di usare anche modalità diverse da quelle maschili, che, da secoli, ne hanno diretto, in certo qual modo, le regole.
Mi son sempre rifiutata di organizzare manifestazioni di sole “artiste”, perché le ho sempre considerate una forma di ghettizzazione, di discriminazione “a rovescio”; situazioni che rifiuto da sempre per principio.
Ciò non significa che non riconosca che esiste, comunque, un modo di fare arte “al femminile”. E, certo, non tutte le donne “artiste” lavorano in questo senso. Molte, come, ad esempio, Rebecca Horn, Dorothea Rockburne, Marina Abramovic, Ketty La Rocca, fino a quelle impegnate in lavori multimediali, come Pipilotti Rist, pur avendo trattato anche il tema della donna, particolarmente nel senso delle rivendicazioni dei suoi diritti, non manifestano, nel proprio lavoro, connotazioni particolari, al di là della sensibilità e delle intenzionalità personali, che le differenziano dal mondo artistico maschile. Altre, invece, traggono dalla propria vita di donna l’ispirazione più profonda del fare arte. Ciò, tanto per fare qualche nome, Marisa Merz, che, nel suo lavoro, usa elementi di intenzione organica, biologica, con particolari riferimenti al mitologismo arcaico e all’antropologia, legata per tradizione alla vita femminile, al suo essere relegata in un universo quotidiano, fatto di materiali e di gesti semplici, di manufatti, di naturalità, di riti atavici; oppure Gina Pane, che si riferisce al corpo femminile, di cui indaga, con amorosa e dolente partecipazione, la capacità di una sofferenza che è anche amore e tenerezza… Dipende, tutto, dal “come” questo bagaglio personale riesce a trasfigurarsi in arte.
L’arte “al maschile” parte da altre premesse. È chiaro che la propria esperienza è sempre alla base del lavoro di un artista, ma il modo di renderla universale è diverso. L’“io” per l’artista uomo è sempre l’uomo in generale, l’uomo in assoluto.
Non si può, ovviamente, generalizzare, ma mi sembra che l’approccio al proprio bagaglio di esperienza culturale sia diverso nell’uomo e nella donna, almeno in molti casi.
Elena Salvini Pierallini parte dal suo hortus conclusus (definizione particolarmente adatta per quanto si riferisce al suo lavoro, che dall’amore dell’universo ideale, filosofico, simbolico, medievale e anche dalla natura interpretata nelle “opere e i giorni” dalla narrativa religiosa e da quella “cortese”, ha tratto tanta della sua ispirazione): e attraverso questi stimoli arriva ad un suo “universale”.
Dopo l’Accademia, e dopo aver interpretato, a suo modo, in pittura, i modi dell’Informale, allora imperante, essa trovava un suo modulo diverso e nuovo nella proposta del ricamo, che già costituiva uno dei punti di riferimento della sua prima giovinezza (aveva elaborato, infatti molti progetti di ricamo per sua madre e di seguito in Inghilterra, ne aveva potuto apprezzare il significato e il valore, anche storico), e con quello istoriava le sue immagini, tratte, appunto, dalla narrazione religiosa incisa sui portali delle cattedrali francesi, miniata nei “Libri d’Ore”, nei manoscritti delle Corti, elaborando il suo straordinario realismo simbolico che si lega alla natura, alle stagioni, ai lavori della terra, alle fasi lunari, visti nei paesaggi del Gotico fiorito che essa rendeva come soffusi, allontanati nello spazio e nel tempo, nella lieve nebbia di un velo di organdis, a far risaltare le immagini vestite di ricamo, in primo piano. L’altra componente del suo lavoro, da sempre, è la fotografia, cui affida la memoria quotidiana dei suoi affetti, del suo vivere, della sua incessante curiosità, che l’ha sempre portata, infaticabile, in giro per il mondo, a scoprirne sempre nuovi aspetti e a raccogliere, per una sua stimolante collezione “in progress”, anche piccolissime testimonianze che si faranno, di volta in volta, temi e forme nei suoi lavori (si tratta di sassi, di conchiglie, di legnetti “lavorati” dal mare, dal sole, dal vento, e di foglie, fiori, bacche…). Sono tutti mezzi cui si affida per illustrare, appunto, le “opere e i giorni” della trasfigurazione della propria esistenza: la vita familiare quotidiana, i figli, si fanno testimonianza del suo rapporto con la natura… Il tutto legato al suo sentire, ma alleggerito, come estraniato, nella sua traduzione in arte.
E, a legare in una trama sottile e costante (che è la trama della vita, quel gomitolo che le Parche svolgono per ognuno), il filo che si ricollega al ricamo, e che si fa rete, struttura della raffigurazione, gestualità astraente. I fili sembrano voler trattenere e commentare i suoi assemblaggi, intrecciando tra loro le diverse pagine, nelle quali la fotografia si unisce, appunto, a piccoli reperti, sottolineando percorsi divaricati ma coerenti, intessendo raggi di luce, facendo, infine, di questi libri, vere opere plastiche, tridimensionali. I libri d’artista presentati in questo volume (“Filoarmoniche” o “Libri in piedi”), si riportano, tutti, alla ricchezza della memoria, una memoria continuamente contaminata, intrecciata, fatta di rimandi e di sovrapposizioni…
Basterà citare alcuni titoli di questi preziosi libri per renderci conto della vastità degli interessi, delle curiosità, dell’intensità e della passione che stimolano, nel suo continuo lavoro, Elena Salvini Pierallini: Fili e foglie (dove alcune foglie, nelle loro diverse forme e nei loro colori, durante il passare delle stagioni, sono variamente ricoperte delle sue trame, anch’esse nei diversi colori), Sete, leggere trame (si capirà come la “leggerezza” sia uno dei suoi temi ricorrenti, e questo è interessante, per questo momento dell’arte – e dell’architettura, Nouvel, Fuksas – in cui la leggerezza si è fatta così necessaria, forse a contrastare la pesantezza dei fatti…), Alberi Nubi (altro suo tema ricorrente, oltre all’albero, è, appunto, la nube, e non solo perché spesso le fronde si dispongono come nubi),
Ricucire gli strappi (in cui raccoglie pezzetti di tessuti e ricami preziosi, ma sempre brandelli di memorie, per “ricucirne” le rotture con i suoi fili). In Vitamine troviamo unite alle immagini reali scattate in cucina di tutte le multicolori pastiglie di vitamine di cui ci circondiamo, coloratissime riproduzioni, di grande impatto visivo, delle loro molecole viste al microscopio. E ancora Esercizi sulla fragilità, Coppia di solitari con labirinti, dove i fili gareggiano, con labirinti “altri”, da quelli rappresentati. E ancora i libri impostati, tutti, sul colore, Giallo, Verde, Solo nero… In una varietà di manifestazioni di sensazioni di inventività.
Nel lavoro di questa artista, peraltro, non c’è mai l’intenzione dichiarata di rivendicare un ruolo diverso della donna nella società.
Anche se, ad esempio, un suo libro, bellissimo, Quel fagotto sono io, non di questa serie, ha come tema le donne afgane, completamente chiuse al mondo nella gabbia del loro burka. Il libro è stato realizzato nel 1999, credo in occasione di un viaggio, ma comunque in un periodo non sospetto nei confronti dell’attenzione attuale verso una delle condizioni più tremende per la donna. Ma quanto è vero che gli artisti, nella loro “consapevolezza infinita”, per dirla con McLuhan, sembrano spesso presentire situazioni sconvolgenti, come quelle terribili con le quali ci troviamo, oggi, a dover convivere, prima che accadano! E si guardi la pagina nella quale sembra annidarsi un gomitolo di stoffa scura, un fagotto, come dice Elena Salvini Pierallini, nel quale lei stessa si identifica, e che sembra trasformarsi, veramente, per analogia mentale, in una donna a terra, raccolta nella sua impenetrabile veste, che la imprigiona come un bozzolo.
Certo, in Occidente, si sono fatti tanti passi in avanti, per quanto riguarda la condizione femminile, anche se blocchi e pregiudizi esistono ancora. Ma tanto c’è ancora da fare nel mondo, per liberare l’umanità da tante piaghe. E la guerra non è la sola…
In Elena Salvini Pierallini prevale sempre la coscienza del significato più profondo del suo essere donna, nel senso classico di “domina”, anche delle proprie, meditate, talvolta faticose scelte, e che si esalta nella sua ricerca di espressione.

Elda Torres
(Ho conosciuto Elda Torres nel 1998 quando mi ha presentato in occasione della mostra personale In attesa, taglio presso lo spazio d’arte Minimum a Firenze con Morgana Edizioni.) articolo su “Tracce”, 2004
Elena Salvini Pierallini, “Libri in piedi”
(…)
Dai primi anni Ottanta, prendeva intanto corpo un altro aspetto del lavoro di Elena Salvini Pierallini. Da sempre l’artista, affascinata dal mondo della natura, ha raccolto sassi, piccoli legni lavorati dal mare, foglie particolari e altro. Appassionata nello stesso tempo di fotografia, nel corso dei decenni ha documentato un repertorio vastissimo dalle tematiche più varie: scorci delle proprie opere, personaggi e paesaggi privati, domestici – anche oggetti, frutta, verdure – viaggi in giro per il mondo fatti insieme al marito, lunghe passeggiate sulle spiagge, tronchi d’albero, foglie, sassi, oggetti a lei cari.
L’artista, inoltre, nel corso degli anni ha messo insieme una ricca documentazione sui soggetti che più la interessavano da giornali, riviste, libri, pubblicazioni varie. Così da questo smisurato bagaglio di materiali sono nati dal ’95 in poi i “Libri in piedi”, 30 volumi dalle tematiche più svariate: dall’attenzione sempre presente verso il mondo della natura a risvolti più intimi, sino allo studio sulle varianti di un colore o a un interesse verso un disegno più propriamente grafico. Accanto all’elemento filo, usato in molti modi e sempre presente, alcuni tra i primi libri, quali Luna e tronchi o Chiome con fili, vedono l’utilizzo della pittura, mentre in altri, quali Sete, leggere trame o Coppie con labirinti sono le foto fatte dalla stessa artista ad essere utilizzate come base principale. Anche in Alberi Nubi o Fili e reti all’infinito o Giallo o Vitamine… in cucina, le foto realizzate dall’artista sono componenti essenziali insieme all’uso della tecnica del collage, data la forte presenza di immagini tratte da riviste e pubblicazioni varie. In Fili e foglie il materiale, usato insieme al filo, sono foglie secche; in Ricucire gli strappi… all’infinito (work in progress) sono vecchie stoffe con buchi e strappi.
Oltre ai 30 “Libri in piedi”, altri libri sono stati realizzati dall’artista dal ’95 al 2002, dedicati anche questi ai temi più svariati che vanno dalla costante attenzione al mondo naturale a temi sociali. Tra i tanti, molto particolari sono gli Esercizi sulla fragilità, dove vecchie foglie dall’aspetto fragilissimo, rese dal tempo spesso reticoli quasi traspa- renti, sono tenute insieme da un gioco sapiente di intreccio di fili.
Di particolare interesse anche Reti sugli occhi (quel fagotto sono anch’io), dove il disegno dei fili cuciti si esercita su foto di donne in burka o ammantate, in un gioco rigoroso di bianco e nero. Ed ancora Messaggi per guardarsi attorno dove il supporto è quello delle pagine di pubblicità oscurate da foto realizzate dall’artista, con un messaggio chiaro contro l’invadenza del mezzo pubblicitario.