L’artista dovrebbe aver tempo per realizzare cosa ha in mente. Solo pochi si possono permettere di usare tutto il loro tempo senza essere condizionati dalle necessità della sopravvivenza. Ci sono alcuni che sono cresciuti in situazioni in cui avrebbero potuto essere liberi nei loro “tentativi”. Qualche volta però il benessere scoraggia dall’affrontare i problemi a cui si può andare incontro. Il bisogno di esprimere se stessi deve essere molto forte per superare gli ostacoli.
Penso che l’artista senta più di altri non solo il desiderio di fare qualcosa di nuovo ma ha necessità di sentirsi libero. Libero di proporre e di sbagliare.
L’artista vive appeso ad una utopia.
L’artista che ce la fa a diventare famoso ha quasi sempre qualche aiuto esterno. Magari ha la fortuna di nascere e crescere in ambienti con vari artisti o intellettuali o persone che cercano nuove strade per comunicare, senza conformismi, senza limitanti ideologie. Quando penso a come sarebbe potuta essere diversa la mia vita mi convinco che poteva andare peggio. Ebbi a Londra grandi attese e possibilità, al momento di decidere se sposarmi oppure no dovetti rinunciare a molte cose. La decisione più penosa fu di abbandonare gli amici inglesi con i quali avevamo programmato “From London to Ceylon” un anno tra viaggio verso Est e permanenza in zone da scoprire. Avevamo già il furgone Volkswagen e io avrei dovuto scrivere il resoconto quotidiano.


Durante anni di lavoro mi sono tenuta volontariamente un po’ in disparte perché mi terrorizzava l’idea di cadere nelle mani di chi avrebbe potuto, per interessi suoi, obbligarmi ad agire secondo i suoi criteri.
La mia libertà è stata condizionata dalla mia volontà di procedere nella vita tenendo conto anche delle esigenze familiari.
Le donne spesso sono diventate pazze per la somma dei casi da risolvere e le situazioni troppo complicate.
Sono un po’ contraria alle donne artiste che pur di sollevare interesse negli altri per quello che esprimono con rabbia e dolore, si autoflagellano, sacrificano il loro corpo ed esagerano escogitando sorprese ad effetto solo per esprimersi.
Il loro lavoro non serve per tranquillizzarle, per sollevarle dai loro problemi. Spesso sperano di aumentare l’attenzione verso il loro nome e magari averne un beneficio economico.
Mi piace rivelare che apprezzo da tanti anni Louise Nevelson, Louise Bourgeois, Annette Messager e Mariko Mori e altre mi incuriosiscono ma non le seguo con altrettanto affetto. Ammiro in loro il modo in cui riescono ad esprimere concetti e problematiche, mantenendo il rispetto di loro stesse e di chi le guarda. In passato ho seguito con attenzione le opere e le parole di Georgia O’Keeffe di Meret Oppenheim e Frida Kahlo. Ebbi la fortuna di vedere uno splendido video di Shirin Neshat a Londra, quando ancora era poco conosciuta, da allora l’ho seguita con entusiasmo nel suo percorso. Apprezzo anche il lavoro di alcune mie preziose conoscenze Marlène Mangold per le sue sculture morbide, Rita Pedullà per il colore dei suoi quadri e Manuela Mancioppi per le sue performances.

Con Beatrice e Sibilla, preziose per me da quando sono nate. Foto Pierangelo

Il loro lavoro non serve per tranquillizzarle, per sollevarle dai loro problemi. Spesso sperano di aumentare l’attenzione verso il loro nome e magari averne un beneficio economico.
Mi piace rivelare che apprezzo da tanti anni Louise Nevelson, Louise Bourgeois, Annette Messager e Mariko Mori e altre mi incuriosiscono ma non le seguo con altrettanto affetto. Ammiro in loro il modo in cui riescono ad esprimere concetti e problematiche, mantenendo il rispetto di loro stesse e di chi le guarda. In passato ho seguito con attenzione le opere e le parole di Georgia O’Keeffe di Meret Oppenheim e Frida Kahlo. Ebbi la fortuna di vedere uno splendido video di Shirin Neshat a Londra, quando ancora era poco conosciuta, da allora l’ho seguita con entusiasmo nel suo percorso. Apprezzo anche il lavoro di alcune mie preziose conoscenze Marlène Mangold per le sue sculture morbide, Rita Pedullà per il colore dei suoi quadri e Manuela Mancioppi per le sue performances.
Ho trovato per caso, nascosto tra libri e fogli, un libretto mai aperto, acquistato nel 2004 che mostra il volto di ogni artista e una sua frase. Ecco quella di Louise Bourgeois “Sono sempre stata affascinata dall’ago, dal suo magico potere. L’ago si usa per riparare il danno, è una richiesta di perdono”. Analizzando queste righe trovo molta differenza tra noi. Composi nel 1998 un “Libro in piedi” dal titolo Ricucire gli strappi all’infinito ma per tanti anni l’AGO l’ho usato per creare immagini che mi per- mettevano di prendere contatto con il tema “uomo-terra-cielo” coinvolgendomi profondamente.
Trovo triste l’idea di un perdono richiesto e accordato usando l’ago.
Apprezzo da tanti anni i lavori di Louise Nevelson e trovo aderente ai suoi assemblaggi così liberi e creativi la frase: “La vita è nella sua essenza un mistero”.
Fare arte comprende anche il sogno che quando non saremo più qui rimane qualche possibilità di potere ancora comunicare.
Nel rispondere alle domande di Manuela frugare nelle carte, nei cassetti, nelle scatole è diventato un esercizio inusuale e sorprendente. Non ha fine la pena e il piacere di trovare notizie, foto, lettere, immagini e parole. Tutto spinge, urta, apre sopiti ricordi di ogni tipo. A momenti ho l’impressione di affogarci dentro perché ho avuto l’abitudine di fare, di usare mente e attenzione ai giorni che stanno per arrivare e ho lasciato che il passato apparisse a tratti, scomposto, sregolato, disordinato.