
Allora mi piacevano. Le usavo e per il poco tempo che potevo disporre ci aggiungevo qualcosa di mio gradimento. Passando gli anni queste agende sono peggiorate. Ora sono piene di brutte fisionomie, di frasi per adolescenti, di grafica con forme e colori che non apprezzo. Mi sono abituata ad intervenire e mi scateno coprendo ciò che a mio giudizio non va. Uso sistemi via via diversi. Mi regalo delle sorprese, rilassandomi.
Con le agende Smemoranda ho un lungo, profondo rapporto e spero che possano trovare stabile rifugio da qualche parte. Quando uscirono le prime, Gherardo Giambi, direttore della libreria Feltrinelli in Via de’ Cerretani a Firenze, me ne faceva dono.
La necessità di nascondere segni e colori che mi irritano mi spinge a un piacevole giuoco. Nei momenti di stanchezza ritaglio qua e là pezzetti di giornale. Ho una scatola piena di ritagli di mio gusto. Quando ho un po’ di tempo formo nuove immagini. Mi viene naturale fare scorrere sui ritagli segni di penna, matite, pennelli con grande libertà. Talvolta uso ago e filo. In questi ultimi anni mi pare che io stia cercando, usando colori a me congeniali, di mirare a un equilibrio, che se mi pare raggiunto, mi migliora l’intera giornata.


