Louise Bourgeois, Occhi di velluto, 1984, da una pagina de La mia storia dell’arte. Un occhio vigile sul mondo, 2004. Foto ESP.

Ho constatato da tanto tempo che ognuno di noi apprezza ciò che vede o trova secondo i suoi gusti, secondo quello che sa e quello che sente. Non c’è rapporto tra chi vede e l’importanza dell’opera che gli sta di fronte.

Ho sentito forti emozioni di fronte ad opere che lasciavano gli altri indifferenti.

Con il tempo, a parte rari casi, le emozioni svaniscono ma alcuni autori eseguono opere che continuano a piacermi, altre mi diventano estranee.

Non mi sono mai fatta guidare dalla critica, dai giudizi di altri. Così ho avuto l’idea, anni fa, di realizzare un libretto con opere che mi suscitavano ammirazione e condivisione. Graficamente lasciandomi andare a fare un po’ la matta.

Rivedendolo di recente sono rimasta un po’ perplessa, ora lo farei diverso e so che cambierei anche molti degli artisti.

Tra quelli che sicuramente rimetterei ci sono Burri, Fontana, Hanselm Kiefer, Olafur Eliasson. I loro lavori mi attirano e gli sguardi che dedico loro non sono mai troppi.

Tra le donne sono rimasta colpita, quasi folgorata, dalle opere di

Louise Nevelson,

Louise Bourgeois,

Shirin Neshat.

Di molte altre ho apprezzato qualcosa ma non tutto.

La lista di chi apprezzo potrebbe essere molto più lunga.

Ho inserito nella mia personale storia dell’arte anche critici, tra cui Carla Lonzi che ho avuto occasione di conoscere al Liceo Michelangelo. Più tardi nel 1978 ho letto Taci, anzi parla e Autoritratto edito nel 1969. La sua morte precoce le ha impedito di continuare e la rimpiango.