È una domanda complessa e penso che troverò qualche difficoltà a rispondere.

Comincio con un ricordo recentissimo. Poco fa è uscito di qui “Giovanni”.

È la prima volta che entra in questa casa ed è venuto a cambiare delle mattonelle rotte, a mettere un nuovo campanello perché quando siamo in cucina non sentiamo se suona qualcuno.

Ha lavorato qui diverse ore e mentre stava preparando le sue cose per andare via abbiamo cominciato a chiacchierare.

Si è sviluppata una gioiosa conversazione.

Abbiamo scoperto che apprezziamo il camminare, l’andare in bici, lo sciare.

Abita in una strada da cui passiamo (verso Ponte a Mensola) quando disponiamo di poco tempo. Facciamo, con Piero, un giro lungo il Mensola e su fino alla chiesa di San Martino e poi giù con filari di cipressi e prati verdi. Nella zona ci sono molte altre possibilità per apprezzare la vita. Ci sarebbero altri punti di contatto che non starò a rivelare.

La vita è da definire un intreccio proprio perché fili invisibili continuamente si intravedono. Se sono fili che non soffocano ma che a percorrerli ti offrono nuove occasioni mettono allegria. L’arte poi dà una grande opportunità di usufruire di qualcosa che è dentro di noi.

Spesso siamo i primi a sorprenderci.

Io sento pena per tutti quelli, uomini e donne, che cercano di comprare le cose più costose. Pensano di non sapere giudicare e si affidano al valore che è dato da altri per guadagnare il più possibile.

Sarebbe consigliabile sviluppare in noi la possibilità di apprezzare le cose più umili (foglie cadute, sassi e bastoncini) quello che puoi scoprire guardando per terra, quello che puoi ammirare alzando gli occhi. Il vento crea spettacoli, i colori ti sorprendono…

Quando ti accorgi che dappertutto ti viene offerta una quantità di belle cose da scoprire ti tranquillizzi e ne gioisci.

Nei momenti difficili abbiamo la possibilità, finché ci regge il cervello, di ricordare.