Ho sempre letto molto. Molti anni fa se un autore mi piaceva nasceva tra lui e me un percorso di approfondimento. Prima leggevo tutte le sue opere importanti, poi le meno conosciute. In seguito se c’erano libri scritti da familiari o da amici sulla sua personalità. Il rapporto diventava ampio e dettagliato. Si instaurava quasi un dialogo tra me e lo scrittore. Tolstoj, Bernard Berenson, Bertrand Russel, Proust, Popper. Forse qualche altro che ora mi sfugge.
C’è stato un periodo in cui ho letto molti libri di Gombrich e ho scoperto Warburg con tutta la sua ricerca sulle immagini. Mi sentivo coinvolta da un certo tipo di indagine simile alla loro. Dopo Warburg ho letto Panofsky e Saxl e molti libri sui significati dei simboli.
Di recente nelle autobiografie degli artisti, specialmente di alcune donne, cerco come hanno risolto i problemi, come si sono fatte coinvolgere da disperazione, angoscia, rabbia.
Come hanno affrontato la famiglia, gli amori, le vendite delle loro opere. Cerco di capire cosa le ha spinte a continuare.
Non cerco il confronto cerco un allargamento dalle loro esperienze.