


I fili per me rappresentano gli intrecci.
Gli intrecci sono la base della nostra vita: la rappresentano nella sua complessità.
Rami, sassi, foglie sono i tesori che mi circondano. Gli incontri con gli animali sono i ricordi che accompagnano con la musica le ore della mia insonnia
Vi racconto l’ultima breve avventura accaduta a “Natura Si” pochi giorni fa.
Mi sono avvicinata alla bilancia e poco sotto il piatto ho visto una bellissima farfalla verde. Chiaramente in buona salute. Ho preso lì vicino una foglia di bietola. Lei subito ci è salita sopra e io l’ho appoggiata il più in alto possibile su una fresca vegetazione verde. Quando sono ripassata era li vicino, pareva soddisfatta.
Chi ha le ali per me è già un essere eccezionale. Spesso tento di immaginare la sua vita.


Corro spesso a guardare se ne vedo qualcuno dalle mie finestre. Quando sono stata in Inghilterra, avevo circa venti anni, ho scoperto che gufi e civette non erano animali disprezzati e tragici come in Toscana. Anzi in molti paesi erano venerati. Durante la scuola mi ero meravigliata che Minerva tenesse la civetta in gran conto, non era strettamente collegata a significati funerei.
Da allora mi sono interessata particolarmente a questi uccelli. Girando per l’Europa ho comprato tanti libri su di loro e tutto mi è sembrato chiaro. La collezione di gufi e civette che ho in casa è formata principalmente da regali o regalini di familiari e amici. Da cosa proviene l’avere riconosciuto la civetta come simbolo di saggezza?
Osservandola si nota che esprime profonda attenzione per quanto la circonda. Spalanca gli occhi, muove la testa ma rimane ferma. Potenzialmente può aprire grandi ali ma è più facile che stia composta e cerchi magari di mimetizzarsi.
Sembra che capisca molte cose.

Mi interessa molto anche la possibilità di mimetizzarsi nel proprio ambiente e le metamorfosi che certi animali possono realizzare su se stessi. Sarà il bisogno di sopravvivere che li rende così invisibili negli spazi che frequentano ma è un’abilità che ammiro e mi pare sia impossibile o quasi per l’umanità.
Ho notato che nelle domande non si accenna alle finestre. Preferisco che tra tante mie “passioni” non sfugga il rapporto che ho con queste aperture nei muri, queste fonti di luce, di ombre, di sorprese e di promesse.
Oltre a fare foto da anni con questo soggetto ho anche una collezione di finestre con figure che guardano fuori (il pittore americano Hopper ha dipinto tante immagini ma io ne ho trovate tante altre). Manco di metodo in tutto questo vagare nelle immagini: che siano reali, che siano in libri o giornali la mia attenzione è sempre pronta a scoprire qualche immagine nuova. Due giorni fa ho scoperto la riproduzione di un violinista che suona guardando fuori dalla finestra, sono rimasta attratta dal significato e dai colori, ho scoperto poi che è di Matisse, 1918. Sotto a caratteri grandi c’è scritto
“quella finestra che guarda l’anima di Matisse”
Mi piace camminare. Non mi è mai piaciuto correre. Quando sciavo e avrei potuto andare in velocità cercavo di scendere lentamente: guardando, cercando qualche nuova sensazione, qualche animale scontroso, qualche fiore che spuntava tra la neve. L’accumulo non è stato mai fanatico, ho raccolto un sasso perché aveva una strana ruga, una lucidità particolare, una forma originale: ho raccolto una foglia caduta o un pezzo di legno modellato dalle onde e queste “presenze” ampliano la prospettiva delle possibilità. Il rapporto con i giornali è profondo e prosegue ininterrotto. Certe notizie mi suscitano certi pensieri, alcune nuove proposte, molte curiosità, alcune risposte. Mi sorprende come tutte queste presenze occupino giustamente gli spazi: mi sorprende, anche, quanta polvere si accumula senza il mio permesso.



