
Per me la foto è qualcosa che fissa i ricordi, che crea i contatti con la realtà che svanisce. Una profonda sorpresa guardando scatti che avevamo giudicato banali o mal riusciti e che, a distanza di 30-40 anni, analizziamo in maniera diversa.
I significati delle foto rimangono più veri, più attuali di altre immagini.
Mi riferisco al rapporto che ho con quadri, statue e altri oggetti artistici. Ce ne sono alcuni che hanno rappresentato molto: mi hanno emozionato, hanno colpito la mia attenzione. A distanza di tanti anni il rapporto con queste immagini si spegne.
Sono poche le cose che suscitano in me l’entusiasmo, il valore di un tempo. Un quadro che a quindici anni catalizzava la mia attenzione per significato e colore con il tempo mi è risultato indifferente. Qualche scrittore, qualche artista che apprezzavo non attrae più il mio interesse.
Rispetto alle foto l’atteggiamento è diverso.
Lo stupore suscitato da alcune foto di grandi fotografi, rimane lì, pienamente soddisfatto.
Riguardo alle foto mie e di Pierangelo l’atteggiamento è più intimo. C’è sempre qualcosa da scoprire. È come se la realtà non sbiadisse, che ci possa riservare sempre qualche sorpresa.

