Isola di Capraia, camera di ESP.

Tanti anni fa ho realizzato che il rosso vermiglione mi stava antipatico. Per anni e anni mi sono occupata della scelta dei colori. Un esercizio quotidiano che poi potevo confrontare nei risultati. Mentre i verdi, gli arancioni, i gialli e i marroni non mi hanno tradito mai ora noto spesso che i celesti sono diventati grigi, che i rosa sono spariti e così i rossi.

I bianchi e i neri li trovo più che preziosi, essenziali. Andando avanti con l’età, nelle cose, nei vestiti, nei miei lavori non c’è conflitto, ho raggiunto la serenità.

Fortunatamente abito in una casa che in certi giorni, in certe ore, si illumina. Il sole entra e anima i colori. Crea forme nuove: spesso su porte, muri, pavimenti vedo cerchi, angolature inesistenti. Spesso la luce mi indica cose che generalmente stanno in ombra, attiva colori che rendono diversi gli oggetti. Durante il luglio il sole sorge e entra diretto nella mia stanza. Tutto si anima, esplode ed è il momento, verso le 5-6 di mattina, in cui iniziano a cantare merli, corvi e altri uccelli. Spesso socchiudo le persiane e li ammiro. Non mi stanco di scattare foto perché la luce mi procura continue sorprese.

Ho un angolo dove da tanti anni conservo tutto quello che è celeste e blu. I libri che apprezzo ma che “purtroppo” sono di questi colori li aggiungo in quell’angolo della casa. Sembrano in castigo ma in realtà sono lì a farsi compagnia. C’è in quella parte di casa un’atmosfera leggermente acquatica, avendo anche aggiunto qualche vetro bluastro o verde.

Ho una casa al mare dagli anni Cinquanta. Da allora ci ho trascorso brevi o lunghi periodi. Con il tempo quasi tutto all’interno è diventato verde e blu. Molti oggetti e mobili li ho dipinti personalmente quaranta o cinquanta anni fa. Ho eliminato i colori che non amo: il rosso, il rosa. Sono rimasti predominanti i verdi, i celesti e i blu.