

Penso di avere realizzato un percorso vario ma lineare. Fino da piccola ho usato matite e colori e se non avevo carta usavo le pagine dei libri, senza curarmi della scrittura al di sotto. Scorrendo velocemente i miei ricordi mi risulta di avere seguito lo svolgimento di una serie di realizzazioni, senza tregua, lavorando molto, confrontandomi con l’esterno e facendo i conti con un quotidiano femminile che mi ha obbligato spesso ad adeguare le mie scelte alle necessità (marito, figli, genitori, etc).
Avendo deciso di seguire la “nostra” (di mia madre e mia) linea di azione nel campo del ricamo, ad un certo punto ho deciso che non desideravo più obbedire alle committenze ma che volevo fare oggetti unici, cercando di esprimere preferenze mie.
Dal 1995 essendo più avanti con gli anni ho deciso che non avrei più cercato di vendere le mie opere; i miei lavori sarebbero stati guidati esclusivamente dalla mia volontà e avrebbero costituito il frutto di un’esperienza femminile.
Mi pareva che le ore che dedicavo alla sopravvivenza quotidiana non dovessero intaccare le ore che avrei dedicato ad un libero agire.
Con la vita che ero obbligata a condurre volevo trovare il tempo anche per letture di saggi che pensavo avrebbero via via maturato la mia conoscenza e alimentavano le mie curiosità.
Libertà di decidere di realizzare qualcosa con calma e autonomia. Cercare di capire perché certe cose mi piacevano e certe creavano in me una reazione di disgusto.
I materiali, i colori, le tecniche potevano essere affrontate con leggerezza.
Ho dovuto, per questo, difendermi da proposte e giudizi di persone che non ritenevo fossero capaci di capire. Persone sicure di essere nel giusto e contrariate da minacce del cambiamento. Quanti NO e di conseguenza dubbi. Al dubbio ci si affeziona, dà quasi un sapore alla vita. Il dubbio è un’arma. Si combatte, si può vincere e si può perdere.

Sbarre di seta , ESP 1994-1995 . Tenda eseguita con materiali di seta pura avanzati dai lavori precedenti.